Che fine facevano i pirati catturati?

Ci sono molte storie che raccontano le avventure dei pirati, ma poche volte sentiamo parlare della loro fine. Nella maggior parte dei casi, infatti, i pirati finivano per essere catturati dai corsari. La “caccia ai pirati“, difatti, è una delle principali cause della fine della pirateria. Vediamo passo dopo passo cosa accadeva.

Innanzitutto, è doveroso specificare che il periodo d’oro della pirateria è dal 1716 al 1726 nelle indie occidentali, ovvero i caraibi. Chi era considerato un pirata? Pirata era chi commetteva qualunque tipo di crimine in mare: depredare, assaltare navi, gli omicidi su imbarcazioni. Talvolta anche chi compiva tutto ciò nei pressi dei porti!

Per essere accusato del reato di pirateria oltre tutti i crimini già citati era sufficiente essere armati durante un assalto, rubare durante quest’ultimo, gli addetti ai cannoni o perfino festeggiare nelle taverne assieme ai pirati.

Dopo essere stato accusato, il pirata doveva attendere in carcere le sue sorti. A decidere la sua condanna era la Giurisdizione dell’Ammiraglio, incaricata di punire i crimini avvenuti in mare. Nonostante i pirati avessero la stessa condanna degl’assassini, l’omicidio era considerato il reato più grave di tutti. Durante il processo potevano esserci testimoni contro il presunto pirata, mentre lui invece non aveva diritto ad un avvocato, ma doveva cavarsela da sé. I pirati molto spesso erano marinai o farabutti, non conoscevano alcunché di legge, e non potevano difendersi in alcun modo.

I pirati erano soprattutto di origine inglese, per cui molti dei condannati ritornavano in Inghilterra. Lì restavano in carcere fino al giorno del loro processo, che avveniva sulle sponde settentrionali del Tamigi.

(Curiosità! Oggi nei pressi dov’erano giustiziati i pirati si trova il Pub “Captain Kid”)

In America invece, le città più gettonate per i processi erano Boston, prima fra tutte, seguiva Charleston (Carolina del Sud), Williamsburg (Virginia), Newport (Rhode Island).

Forte di Boston, dove avvennero molti dei processi sui pirati

Giunto il giorno dell’esecuzione, il pirata saliva su di un carro guidato dal cappellano della prigione. La processione era guidata dal Maresciallo dell’Ammiraglio fino al luogo dell’esecuzione, dov’era anche il Governatore del posto.

Una volta giunti sul posto, al pirata veniva data la possibilità di rivolgersi alla folla e dire le sue ultime parole. C’era chi chiedeva umilmente scusa pentito della sua vita trascorsa, e chi invece ne era fiero e non abbassava lo sguardo.

Le forche erano una struttura molto semplice: vi erano due travi poste verticalmente, unite da una trave incrociata. Su di questa veniva legata la corda del cappio e appoggiata la scala. Il pirata saliva sulla struttura aiutato da un boia, questo metteva il cappio attorno al suo collo, e al segnale del maresciallo lo spingeva nel vuoto.

Le forche erano tutte allestite sulla riva durante la bassa marea. Questa scelta non era casuale, tutt’altro. I pirati, una volta morti, erano lasciati appesi alla struttura. La marea doveva sommergerli tre volte prima che il cadavere potesse essere rimosso. Il corpo veniva poi prelevato, e da qui poteva avere tre sorti: il primo essere seppellito in una tomba anonima o in una fossa comune, nella seconda possibilità il cadavere era donato alla scienza, per studi e dissezioni, ed infine, i pirati più noti, venivano appesi in catene ed esposti.

I cadaveri di questi pirati ovviamente dovevano restare integri il più a lungo possibile. Venivano così ricoperti di pece liquida (utilizzata anche per le navi) per prevenire la corrosione da parte degli agenti atmosferici, o che venisse divorato da gabbiani o altri animali. Il corpo morto veniva inserito in una sorte di imbracatura costituita da cerchi di ferro e catene che avvolgevano il pirata.

Foto di “Maritme Museum of the Atlantic”, struttura in cui venivano esposti i cadaveri

Questi eventi ovviamente erano allestiti come uno spettacolo per gli abitanti del luogo. Accadeva spesso che i cittadini si accalcavano sulle sponde, o perfino nelle navi ancorate per assistere. I pirati erano considerati dei nemici dell’intera umanità, per cui la loro fine doveva essere esemplare e nota a tutti. Era anche un modo per allertare i marinai qualora volessero intraprendere la vita della pirateria.

Nell’epoca d’oro della pirateria furono impiccati all’incirca 400 uomini all’anno per tutto il decennio. Le loro ultime parole, confessioni raccolte dai preti e le loro avventure venivano trascritte e pubblicate, sia nelle grandi città, che quelle portuali.

Fonti: David Cordingly, “Storia della Pirateria”, Mondadori, 2017, pp 234-252

Immagine in copertina: Johan Jacob Bennetter, Sailing ships by moonlight, 1865