Il Piave mormorò: non passa lo straniero!

Pochi giorni fa è stato il 24 Maggio, ricorrenza storica dell’entrata dell’Italia nella Prima Guerra Mondiale. Seppur inizialmente l’Italia sembra aver perso la guerra contro gli austriaci, grazie al valore del suo esercito e al Piave, riesce a riacquisire i suoi territori. Nei libri di storia la battaglia del Piave è poco citata, e pochi articoli o documentari ne parlano. Ho deciso allora di scrivere una mia versione della Battaglia, o meglio, la Leggenda del Piave.

La Prima Guerra Mondiale scoppiò nel 1914, i due principali schieramenti erano: Francia, Inghilterra e Russia contro Germania ed Austria. L’Italia nel primo anno si dichiarò non belligerante, entrando nel 1915 al fianco dell’Intesa (Francia etc…). Resta in una posizione di blocco contro l’Austria, ancora in possesso di alcune sue città del nord-est, come la famosa Fiume.

Foto della Battaglia del Piave, fu una guerra di posizione, come tutte le battaglie della Prima Guerra Mondiale

Nel 1917 la Russia si ritira dalla guerra, l’Impero Austro-ungarico ha un nemico in meno, e decide di attaccare l’Italia. Il generale tedesco Below il 22 ottobre con la sua artiglieria (tra questi Erwin Rommel) attacca i soldati italiani. Le truppe italiche sono ammassate in difesa sul ponte Tolmino del fiume Isonzo, questo particolare fu un punto a favore per i tedeschi. Questa battaglia, detta “Battaglia del Solstizio”, sarà l’ultima sconfitta per gli italiani.

Il 24 Ottobre, Luigi Cadorna, generale italiano, ordinò una ritirata strategica e provvisoria ai soldati per potersi riorganizzare. I territori attorno al fiume Isonzo allora caddero in mano al nemico, ma quella mossa fu necessaria, poiché quindici giorni dopo, gli italiani avrebbero riscritto la storia.

Luigi Cadorna (Pallanza, 4 settembre 1850 – Bordighera, 21 dicembre 1928) è stato un generale e politico

Prese il comando un nuovo generale, Armando Diaz, sicuro di una vittoria poiché il nemico si era inoltrato eccessivamente in territori italiani. Le sue parole profetiche furono “Ripassano il Piave, la battaglia del resto è vinta, ed è vinta anche la guerra”. I suoi soldati irruppero in prima linea sull’offensiva del nemico, che era sull’Asiago e sul monte Grappa. Questo li distrasse dal loro vero obiettivo, raggiungere Vittorio Veneto e Moriavo. Gli italiani riuscirono a fermare i nemici e liberare le città. Il versante destro tornò in mano agli italiani grazie al sacrificio di cinquemila soldati.

Armando Vittorio Antonio Giovanni Nicola Diaz, meglio conosciuto come Armando Diaz (Napoli, 5 dicembre 1861 – Roma, 29 febbraio 1928) generale e capo di stato maggiore del Regio Esercito nella Prima Guerra Mondiale

Giunse il 24 ottobre dell’anno successivo, del 1918, pioveva incessantemente, il fiume Piave aveva rigonfiato le acque, e rese impossibile un attacco. Gli italiani, al contrario degli austriaci non si scoraggiarono. Il generale Enrico Caviglia studiava il fiume da mesi, l’attraversamento, il livello, le irregolarità, le acque limacciose in aiuto dei soldati. Il 26 ottobre la pioggia allentò ma il livello del fiume diminuì di molto poco. Gli austriaci certamente non avrebbero mai immaginato un attacco con quel tempo, poiché loro non conoscevano né il fiume né il territorio.

Enrico Caviglia ( Finalmarina, 4 maggio 1862 – Finale Ligure, 22 marzo 1945) è stato un generale e politico italiano, maresciallo d’Italia per le imprese della Prima Guerra Mondiale

Un ruolo determinante per la vittoria italiana, oltre al Piave, l’ebbero i pontieri: soldati che avevano il compito di costruire passaggi sul fiume con legno e altro materiale disponibile. Avevano il compito di traghettare truppe e munizioni, e di certo non temevano la pioggia o le correnti forti. Il ponte che collegava le due sponde del Piave fu ultimato in notte fonda, dai pontieri, ma il nemico scoprì la manovra ed aprì il fuoco. L’esercito era pronto ed immediatamente rispose.

Fonte: Ministero della difesa; soldati sul fiume Piave, il passaggio era costruito dai pontieri

Nel frattempo, con il fuoco di copertura si preparavano i primi battaglioni di arditi. Attraversarono il fiume e riuscirono a liberare Moriago e Fontino, città occupate dagli austriaci. Gli arditi, altri protagonisti della vittoria italiana. Un reparto d’assalto, armati di pugnale per il combattimento corpo a corpo, che tenevano fra i denti, e di bombe a mano. Il loro compito era quello di conquistare le trincee e tenere i soldati impegnati fino all’arrivo della fanteria. Erano perfino addestrati per il combattimento in acqua, da qui presero anche il nome di caimani. Gli arditi erano leggende, giovani senza paura che amavano la patria, orgogliosi e valorosi. Molti di loro erano originari delle città presso il Piave, per cui conoscevano il fiume come un loro amico.

Foto degli arditi, questi soldati si contraddistinguevano per l’armamentario, pugnale e bombe a mano

Giunse il 29 ottobre, l’ultima battaglia. Gli arditi erano sulla sponda del Piave, che intanto aveva cominciato a scorrere piano, non avevano più notizie degli altri italiani mentre il nemico era a Moriago. Fu allora che il generale Vaccari prese in mano la situazione e con il suo gruppo affiancò gli arditi in quell’ultima battaglia, e così, anche la riva sinistra tornò italiana. Il 30 ottobre gli austriaci chiedono l’armistizio, la guerra è vinta.

Il fiume Piave oggi, nasce dalle Alpi Carniche (monte Peralba), in Friuli-Venezia Giulia fino al Veneto, che attraversa interamente da nord a sud. A seguito della “Leggenda del Piave”, è noto anche come il “Fiume sacro della Patria”

Questa battaglia fu una vera dimostrazione del valore di un esercito italiano che ha riscritto la propria storia. Ogni ruolo è stato determinante per questa vittoria, i soldati, i pontieri, gli arditi, anche il Piave stesso ha combattuto come un soldato non permettendo il passaggio dello straniero. Se non fosse successa realmente, questa battaglia sembrerebbe una bella storia di un libro. Invece è accaduto, ed è incredibile come anche il fiume italiano abbia aiutato il suo esercito. Chissà, sarà stato il destino che l’ha voluto, o esiste realmente un anima delle cose, ed il fiume ha aiutato i suoi fratelli?