Gli arditi, erano eroi ed oggi sembrano essere delle vere e proprie leggende della Prima Guerra Mondiale. Questo corpo speciale fu protagonista della Battaglia del Piave e della vittoria italiana.
Gli arditi erano un reparto d’assalto fondato nel 1917, durante la Prima guerra mondiale. La loro formazione era differente rispetto agli altri soldati: la loro scuola di addestramento aveva sede a Sdricca (Manzano), nel Friuli Venezia Giulia. I primi arruolati furono per lo più volontari che abitavano nei pressi della zona; dapprima sembravano essere una sorta di “esperimento”, per poi diventare un corpo speciale dell’esercito.
L’addestramento degli arditi era mirato all’apprendimento di tecniche di difesa corpo a corpo (tra questi anche il Karate, insegnato dal volontario arruolato negli arditi, di origine giapponese, poeta e studioso della cultura italiana Haruichi Shimoi), l’uso del pugnale, delle bombe a mano, (come la Sipe), il combattimento in acqua, da cui ha origini il loro soprannome “Caimani”, poiché facevano emergere appena la testa fuori dall’acqua e stringevano il pugnale tra i denti. Oltre ciò come addestramento vi era la simulazione di un vero e proprio combattimento, che consisteva nel compiere un vero e proprio assalto alla trincea nemica. Nella battaglia del Piave, difatti, gli Arditi attraversarono il fiume a nuoto per assaltare gli austriaci sull’altra sponda.
Le armi caratteristiche dell’ardito erano il pugnale (lama almeno 18 cm) per i combattimenti corpo a corpo nelle trincee, e il fucile (moschetto Carcano 91).
La loro uniforme doveva essere pratica per il combattimento, elmetto leggero, (Fez nero, cappello da cerimonia) giubba da ciclista, maglione verde con colletto rivoltato, pantaloni corti e calzettoni.
I simboli di questo corpo erano le fiamme nere a due punte, portate sui baveri, sul braccio sinistro era cucita una toppa con su un gladio romano. Il più famoso simbolo è il teschio con il pugnale fra i denti, che inneggia al coraggio, al non timore della morte, e il coraggio dopotutto era una virtù che possedevano tutti loro.
Uno dei loro motti più famosi è “Me ne frego”, nato proprio in Battaglia, origine dalla frase “Me ne frego (delle conseguenze), si fa ciò che si deve fare per il Re e per la Patria”.
O altri simili come “A noi”, motti spesso attribuiti a D’Annunzio e ripresi poi dal fascismo.
Il “Canto degli arditi”, e “Giovinezza” (nella versione degli Arditi) sono due canti dedicati alla loro figura, entrambe le melodie sono originarie del ventennio. Entrambe descrivono pienamente l’animo degli arditi.
Canto degli arditi: https://youtu.be/9amqAoS3tsI
Giovinezza (Versione Arditi): https://youtu.be/uJL5xLSyVJM